LA SCHIAVITU' DEL DEBITO PUBBLICO E' STATA INVENTATA DI RECENTE

L'idea che lo stato si debba indebitare con moneta che lui stesso crea e poi milioni di contribuenti debbano essere tosati per pagare gli interessi del Debito Pubblico ecc... è stata inventata di recente. Nessuno si è mai sognato per tremila anni una cosa del genere, prima di oggi.

Nella storia lo stato che si indebita in modo colossale con moneta che lui crea e viene schiacciato da interessi e poi ha default, sacrifici, tasse, depressione.... è un fenomeno creato solo dagli anni '70 ( inizialmente in Sudamerica).

Come idea era sorta a metà '800, ma allora lo stato aveva una spesa pubblica minima, intorno al 5% del PIL al massimo (salvo che durante la guerra), per cui anche quando aveva deficit non era un vero problema.

Il meccanismo del debito pubblico e interessi, che adesso a noi viene descritto come normale, fino a poco tempo fa incontrava tremende resistenze (di cui una delle tantissime testimonianze è l'articolo firmato assieme da Thomas Edison e Henry Ford sul New York Times nel 1922 che ho citato qui sotto). Ma qualunque pensatore occidentale degli ultimi 2 mila anni troverebbe assurdo e folle che tutta l'economia giri intorno al problema dello stato che deve pagare montagne di interessi con moneta che lui stesso può creare.

Nell'800 ci furono scontri violentissimi su questo tema, in America ad esempio William Jennings Bryan diventò candidato presidenziale per quattro volte e arrivò vicino a vincere un paio di volte, avendo come programma in pratica liberare lo stato e gli agricoltori dalla schiavitù del debito tramite il "free silver". Come dice anche Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Free_Silver "free silver" fu il tema economico centrale dell'America dell'800.

Jennings Bryan voleva la moneta d'argento, che era però molto abbondante, in mano allo stato, contro il Gold standard che volevano i banchieri perchè l'oro era scarso e quindi se ti indebitavi dovevi ripagare in oro e vincevano i creditori e la deflazione.... 

Nel 1907 William Jennings Bryan tenne alla convenzione di Chicago il più famoso discorso della politica americana di questo secolo, quello sul "Crocifiggere sulla Croce d'Oro", crocifiggere gli agricoltori e lavoratori americani come Cristo sulla croce del Gold Standard. Jennings Bryan creò una tale emozione e frenesia alla convenzione del partito che gli vale la nomina immediata come candidato presidenziale. 

Per batterlo dovettero mettersi assieme i vari Rockfeller, Morgan, Kuhn Loeb, Warburg, gli interessi finanziari, che spesero dieci volte di più per far vincere l'altro candidato. Ma la forza del discorso di Jennings Bryan fu tale che per altre tre volte diventò candidato presidenziale, fuori dai partiti ufficiali, come populista. Per un secolo il movimento populista in America ebbe sempre come tema economico centrale LA MONETA e riuscì a tenere a bada il partito della finanza, (si vede che una volta senza TV e cinema la gente era più intelligente...)

Negli anni '20 e anni '30 questa opinione, che lo stato non debba indebitarsi a interesse e debba usare la propria moneta senza interessi a favore dell'economia e della comunità, era ancora maggioritaria in molti paesi e dibattuta ovunque, anche nella Teoria Generale di Keynes, dove parla di Silvio Gesell ad esempio.

In Germania un ingegnere diventato economista, Gottfried Feder, nel 1919 teneva conferenze sulla "Zinsknechtschaft", la schiavità dell'interesse" e un reduce e disoccupato austriaco lo sentì parlare e fu fulminato dalle sue teorie. Insieme con altri due o tre formarono il "partito dei lavoratori tedeschi" (poi rinominato con un nome diventato noto) di cui Feder creò il programma economico e quando scoppiò la crisi degli anni '30, la Depressione e ci furono sette milioni di disoccupati vinsero le elezioni e andarono al potere. 

Feder centrò tutto il programma economico sul fatto che lo stato si doveva finanziare senza interessi e senza debito per sostenere l'economia e il welfare. Senza la sua soluzione per la moneta l'austriaco non sarebbe andato al potere e non avrebbe avuto il successo che lo rese un semidio per i tedeschi. Una volta adottata la loro politica raddrizzò infatti la situazione in quattro anni, dal 1933 al 1937, rendendo l'ex-pittore e reduce austriaco il politico più popolare dell'epoca.

Gli esempi di William Jennings Bryan e di Gottfried Feder/Hitler dimostrano che questa è un idea esplosiva, quando la gente viene esposta all'idea dello stato che può creare moneta senza debito, a fini di benessere pubblico, reagisce come se gli fosse rivelato un Vangelo e ti segue in massa.

La cosa incredibile è che ora invece si da per scontato tutto il contrario, che sia normale indebitare lo stato con la moneta che lui stesso crea e poi soffocare l'economia di tasse, un congegno che ha preso piede per la prima volta veramente tra il 1970 e il 1980.

Fonte: www.cobraf.com
Link: http://www.cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=3011&reply_id=123476650

La lotta per il lavoro non basta a difendere la classe operaia


Unire le lotte per conquistare il salario a tutti i licenziati e la riduzione dell'orario
La mancanza di commesse per i cantieri navali, così come la chiusura delle fabbriche FIAT e il massiccio ricorso alla Cassa integrazione, sono parte della crisi di sovrapproduzione del capitalismo mondiale che investe tutti i settori produttivi.
In Italia, in Europa, nel mondo le fabbriche chiudono e licenziano, o interrompono la produzione ricorrendo, dove vi sono, agli ammortizzatori sociali.
Questa crisi in cui sprofonda il capitalismo non ha soluzione al suo interno.
Continuerà ad aggravarsi in una spirale dalle conseguenze sempre più drammatiche.
Non solo non si torneranno a produrre tante navi, auto, e ogni altro genere di merci come ai livelli precedenti, ma la borghesia cercherà di farlo con meno operai e per meno salario.
Affrontare questa situazione con una miriade di vertenze aziendali, separate fra loro, per i lavoratori è una via suicida. È necessario invece unire le singole lotte in un movimento generale di tutta la classe lavoratrice. Questo sarebbe il compito primario di un vero sindacato di classe .
Ciò che occorre è impostare le lotte per obiettivi che uniscano veramente, al di sopra della fabbrica, azienda, categoria.
Di fronte alla crisi la lotta per difendere “il posto di lavoro” è sempre più inadeguata . Infatti:
– Nell'ambito ristretto del cantiere e della fabbrica la lotta per scongiurare il licenziamento o la cassa integrazione può servire a guadagnare un po' di tempo, a rimandare di qualche mese la chiusura; ma si permette intanto al padronato di alimentare la concorrenza tra cantiere e cantiere, tra fabbrica e fabbrica, addirittura tra un lavoratore e l'altro;
– Mentre la minaccia del licenziamento e la disoccupazione accomunano sempre più tutta la classe operaia, restano a difendere il “posto” un numero ristretto ai dipendenti di una singola azienda, la “loro”, invece di divenire la base per una molto più forte lotta comune;
– Se alcune aziende sopravvivono, colpendo duramente i loro operai, molte altre non reggono alla recessione e chiudono. Cosa dovrebbero fare quei lavoratori per rivendicare “un lavoro”, offrirlo gratis?
– Lottare “per il lavoro” , o per il “blocco dei licenziamenti” , conduce gli operai, pur di continuare a lavorare, ad accettare ogni imposizione padronale, tagli al salario, aumenti dei carichi di lavoro, esuberi, come, ultimo esempio, a Monfalcone, con la firma anche della FIOM provinciale e della RSU, e al Muggiano, e prima a Pomigliano e a Mirafiori. Questo peggiora la condizione dei lavoratori ancora in produzione, che accettano di lavorare in meno e più intensamente, e quella dei sempre più numerosi disoccupati, che un lavoro non lo troveranno mai, dividendo e contrapponendo gli uni agli altri;
– Lottare per il “sostegno statale” spinge i lavoratori a richiedere che a ottenere i finanziamenti sia la “propria” azienda, se non il “proprio” stabilimento o cantiere, e non si pensa alle altre.
 Inoltre, fatto ancor più grave, divide i lavoratori delle grandi aziende, che sono una minoranza della classe operaia, da quelli delle piccole e medie, che non possono sperare negli aiuti dello Stato, ed ecco che il padronato si mobilità e chiede con forza la modifica dell'ultimo baluardo di tutela, l'art18, la libertà di licenziamento.
Di fronte alla crisi generale del capitalismo, devastante e definitiva, i lavoratori non devono lottare solo contro l'azienda, “per il lavoro”, ma soprattutto e sempre più contro tutta la borghesia, industriale e finanziaria, affinché paghi ai licenziati, attraverso il suo Stato, un salario adeguato a vivere . Sarà un problema dello Stato borghese, e del padronato, fornire loro un lavoro, d'altronde è previsto dalla carta costituzionale.
La rivendicazione del salario ai lavoratori licenziati e ai disoccupati unisce tutti i lavoratori : delle grandi aziende e delle medie e piccole, delle ditte in appalto e delle aziende committenti, i lavoratori precari e quelli relativamente più garantiti, gli occupati ei disoccupati.
Ad essa deve essere affiancata la rivendicazione di un salario minimo per tutti i lavoratori , uguale al salario di disoccupazione, e quella della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario .
Questi sono gli obiettivi sui quali è possibile creare un movimento di tutta la classe operaia . Per imporli i lavoratori devono costruire la loro organizzazione di lotta: un vero Sindacato di classe , fuori e contro tutti i sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL) che da decenni sono lo strumento indispensabile della borghesia per mantenere divisa e sconfiggere la classe lavoratrice.
Questa crisi per il capitalismo è mortale. Al di sopra di tutte le illusioni si sta dimostrando che la borghesia, pur di mantenere il proprio dominio ei propri privilegi, è pronta a sacrificare la grande maggioranza dell'umanità.
Solo la classe operaia ha in sé la forza e il germe della società futura. Se il capitalismo muore i lavoratori invece vivranno, in una società libera dal Capitale .
Lottare per il salario ai lavoratori di cui il Capitale vuole disfarsi, per esso ormai merci inutili , significa già oggi unire la lotta per le necessità immediate di ogni lavoratore alla lotta per la società di domani, senza classi e senza lavoro salariato. 

MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’: SOLO UNO DEI CAPITOLI DEL GOLPE, NULLA DI NUOVO.


DI PAOLO BARNARD


Prima una spiegazione, poi il mio commento.

Cosa è: MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè un fondo europeo di liquidità per soccorrere quegli Stati dell’Eurozona che (a causa dell’Eurozona, nda) sono alla bancarotta.
Chi l’ha firmato: Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia. 

Quando: 02-02-2012 a Bruxelles. (il gov. Berlusconi l’aveva approvato in Consiglio Europeo già nel marzo 2011)

Cosa dice il Meccanismo Europeo di Stabilità.

Prima cosa, che tutti gli aderenti devono obbedire ai precedenti capitoli della sottrazione della sovranità nazionale e monetaria, come i Trattati UE, il Patto di Stabilità, Il European Semester, il Preventing Macro Economic Imbalances, l’Europact, il Fiscal Compact ecc. di cui ho già scritto.
Gli stati che vogliono ottenere un soccorso dal MES devono aver firmato il Fiscal Compact entro il 1 marzo 2013 (leggete cosa ho scritto del Compact, nda).

Il MES collabora col Fondo Monetario (FMI) sia come consulenze che come approvvigionamento di denaro. Gli stati che vogliono ottenere un soccorso dal MES devono anche notificare il FMI della loro richiesta.

Il MES è finanziato da quote versate dagli Stati membri secondo una percentuale ad hoc per ogni Stato. Ogni Stato versa una cifra e riceve azioni in cambio. L’Italia dovrà versare in scaglioni una percentuale del 17,9% del totale, cioè 125,3 miliardi di Euro, sul totale di 700 miliardi di Euro.

Il MES può anche raccogliere fondi emettendo titoli propri, o con accordi con istituti finanziari o con altri soggetti, ovvero prendendo prestiti dai mercati di capitali privati.

Il MES sancisce che da ora in poi tutti i titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona saranno forniti di Collective Action Clauses (CACs). Sono quelle regole che, in caso di ristrutturazione del debito di uno Stato (lo Stato non può pagare appieno), permettono a una maggioranza di creditori (che hanno comprato i titoli di quello Stato) di accettare perdite in una certa percentuale e di costringere però i creditori che non sono d’accordo ad accettarle.

I crediti concessi a un Paese membro dal MES hanno la priorità su altri crediti che quel Paese debba ripagare, ma non su quelli del FMI.

I lavori del MES, della sua Assemblea dei Governatori, dell’Assemblea dei Direttori, e del Direttore Esecutivo sono aperti ad osservatori della BCE, del FMI, dell’Eurogruppo, ma non al Parlamento Europeo (che è l’unico eletto dai cittadini, nda). Nessuna inclusione formale per sindacati e gruppi di società civile. Potrebbero essere invitati ma a discrezione del MES.

Gli Stati versano una quota a questo fondo, e in caso di guai finanziari sono responsabili solo per la percentuale versata, e non oltre.
(La parte peggiore del MES è questa che segue, anche se riflette ciò che è già sancito dal Fiscal Compact e da altri Trattati precedenti, nda): lo Stato che chiede soccorso finanziario deve scrivere, in accordo con la Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati (senza fiatare, cioè perde anche l’ultimo grammo di sovranità nazionale e politica, ma, ripeto, questo è già in altri capitoli del Golpe Finanziario, nda).

Il MES può prestare a uno Stato anche per ricapitalizzare le banche (di fatto fallite, nda) di quello Stato.

Il MES può comprare i titoli di Stato del Paese in difficoltà direttamente all’emissione (mercato primario). O sul mercato secondario (titoli già emessi).

Il MES tenterà di far fruttare il gruzzolo raccolto con le quote degli aderenti per ripagare i suoi costi vivi.

Se i fondi del MES saranno superiori ai bisogni di liquidità d’emergenza del momento, e se non ci saranno creditori del MES da ripagare, il MES potrà ridistribuire il surplus agli Stati aderenti.

Se il MES ha perdite, esse saranno coperte in prima istanza col fondo di riserva; poi col capitale versato dagli Stati membri; infine chiedendo agli Stati un nuovo esborso.

I conti dei MES saranno controllati da revisori dei conti interni ed esterni, con pieni poteri di controllo e accesso. Gli esterni dovranno essere del tutto estranei agli ambienti del MES, e non dovranno rispondere a nessuno se non a se stessi.

Il MES gode di immunità totali: le sue proprietà, fondi, beni liquidi e illiquidi, dovunque si trovino, e posseduti da chiunque, sono immuni da qualsiasi intervento giudiziario, da perquisizioni, da sequestri, da espropri, da parte di governi, giudici, amministratori, o parlamenti, a meno che il MES stesso non lo permetta.

 Sono immuni anche da restrizioni, moratorie, regolamenti e controlli. 

Il MES non dovrà chiedere autorizzazioni o licenze ai governi membri per funzionare come istituto finanziario e creditizio a fronte delle loro leggi nazionali. Limitatamente agli atti compiuti come responsabili del MES, godranno di immunità legale tutti i suoi dirigenti, e anche altro suo personale, e il MES godrà di inviolabilità dei suoi documenti. Tali immunità possono essere revocate solo dall’Assemblea dei Governatori o dal Direttore Esecutivo.

Le dispute fra Stati membri, o fra loro e il MES, in merito al MES sono giudicate dall’Assemblea dei Direttori, dall’Assemblea dei Governatori, e se lo/gli Stato/i giudicato/i non accetta/accettano la sentenza, la decisione finale è delle Corte Europea di Giustizia, cui ogni Stato deve sottomettersi per vincolo di legge europea.
(I parlamenti nazionali degli Stati membri del MES non sono neppure menzionati nel Tratto che stabilisce il MES, nda).

Commento di Barnard:
Il MES è solo un addentellato di una struttura illegittima, golpista e distruttiva delle nostre democrazie ed economie che è ben più ampia. 

Come tale non merita la sproporzionata attenzione che qualcuno sta sollecitando, e che nasconde il contesto che l’ha prodotto, cioè la vera bestia nera da combattere. 

Purtroppo qualche attivista con poca visione d’insieme, e con forse un desiderio di emergere, sta facendo molto chiasso sul MES brandendo aspetti di esso che sono peraltro neppure i peggiori. 

Come per esempio il capitolo sulle sue immunità. Certo, è vero che sono soldi degli Stati che saranno gestiti da una elite di intoccabili, ma per prima cosa questo non è nulla di nuovo: sono stati gestiti così immensi fondi della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, della UE dalla sua nascita, per cui non comprendo perché solo ora si gridi allo scandalo. 

In secondo luogo, per certi aspetti l’immunità di questo tipo di fondi sovranazionali è persino giustificata: l’intenzione in linea puramente giuridica è di evitare che agenti locali o persino individui (non sempre in buona fede) possano bloccare il funzionamento del fondo per vie legali con fini politici o di speculazione che possono essere perniciosi. 

Infine, ripeto, non è l’immunità in sé l’oggetto dello scandalo, ma i Trattati che sono venuti prima del MES, e che sono assai maggiori di esso.

Ritengo che la pietra nera di tutta sta storia sia la solita: il sistema Euro. Infatti, a ben guardare, il MES funziona così: 
gli Stati membri devono contribuire una montagna di Euro al MES. Ok. Da dove li perndono? Li prendono dove prendono tutti gli Euro, e cioè dai mercati di capitali privati indebitandosi, e dalla tassazione di cittadini e aziende. 

Ma i mercati dei capitali da chi ricevono gli Euro? Dal sistema delle Banche Centrali (BC) dell’Eurozona. 

Quindi ecco il giro: dalle BC ai mercati di capitali, dai mercati di capitali ai Ministeri del Tesoro dei Paesi membri del MES; dai Ministeri del Tesoro al MES sotto forma delle quote da contribuire; 
dal MES quei soldi partono in due direzioni: 

A) nelle casse del Paese da salvare e che è indebitato coi mercati dei capitali o con le Banche Centrali dell’Eurozona, e che li ripagherà; 

B) oppure nelle casse dei medesimi mercati di capitali o delle Banche Centrali dell’Eurozona sotto forma di investimenti in titoli o assets finanziari da parte del MES. 

Ora si noti:
tutto parte dalle Banche Centrali dell’Eurozona, passa per i mercati dei capitali privati e ritorna nelle Banche Centrali dell’Eurozona e nei mercati dei capitali privati, avendo però prima indebitato ulteriormente gli Stati della zona Euro e tassato a sangue i cittadini e le aziende. 

Come si è già detto, uno o più di quegli Stati userà quel credito/debito per onorare i titoli detenuti dalle Banche Centrali dell’Eurozona e dai mercati di capitali privati. 

Cioè:
le Banche Centrali dell’Eurozona e i mercati dei capitali privati si sono inventati un sistema per inventarsi soldi con cui pagarsi i crediti scoperti scaricando però l’onere di quel trucco sui debiti pubblici degli Stati membri dell’Eurozona e su cittadini e aziende.
 (questo vale identico anche nel caso di fondi MES usati per ricapitalizzare le banche) 

Non solo, nel frattempo i mercati di capitali ci guadagnano anche gli interessi sugli Euro prestati.

 In ultimo, lo Stato da salvare col MES avrà prima sborsato la sua quota di partecipazione al MES, che sono soldi su cui già paga interessi ai mercati privati, poi quei suoi soldi gli torneranno indietro col prestito d’emergenza del MES gravati da altro strozzinaggio di tassi e da condizionalità che gli distruggeranno la democrazia e l'economia per altri 50 anni. 

Cioè, tutto quanto sopra è, come scrissi mesi fa:
un manicomio criminale a piede libero. Cioè l’Eurozona. Di cui il MES è solo l’ultima follia, nulla di più.

Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=394