Buon anno a chi non si arrende

Il Natale è come un'alba per l'umanità, è luce che nasce nel buio della storia, qualcosa che accende la speranza. E tutti, sia pure per un giorno soltanto, e in modo molto vago e inconsapevole, avvertono questo «qualcosa di misterioso» che è avvenuto e
di cui gli uomini hanno così essenzialmente bisogno.

Troppi valori umani sono ridotti a sottoporsi, fino al servilismo più abbrutente, a questo materialismo fatto di quattrini, che non conosce e non accetta altra realtà che non siano i quattrini.

Di qui nascono mentalità assurde, insensibilità incredibili, machiavellismi impressionanti, e il tutto è tirato avanti con serena disinvoltura, con buona pace della propria coscienza, senza dubbio con la profonda convinzione di una condotta incensurabile.

Dove comanda il capitale non vi può essere pace e nel mondo del lavoro il capitale è ancora principio e fine e legge assoluta, propone e dispone, fa e disfà in modo pressoché dispotico.

I padroni subiscono il suo impero e ne sono i creatori, ma anche gli schiavi fedeli.

E se il capitale serve il loro sovrabbondante benessere, aiuta le vanità, sostiene il lusso, favorisce la potenza, li impoverisce però di senso umano, ne fa degli egoisti, degli ingiusti, fino al punto che spesso nell'ambiente di lavoro non si respira che nella paura, nell'incertezza, si va avanti con la piaggeria, si spera nel servilismo, ci si lascia comprare per sfondare, per fare carriera, per avanzare di grado e quindi di sti-pendio.

Succede allora che non vi sia pace, perché ormai sono stati succhiati nell'orbita della classe padronale, ne respirano il clima e ne condividono, più o meno allegramente o supinamente, le mentalità e i metodi e non possono che confidare nel loro servire al capitale per le proprie speranze.

 E i rapporti fra i lavoratori spesso diventano antagonismi perché bisogna conquistare i favori del capo  e poi del capo personale ecc., e troppo spesso, per voler arrivare uno scalino più in su, diventa logico pagare a spese della propria dignità personale, della libertà, della giustizia.

Allora si capisce come sia andato il distacco fra gli operai, l'indifferenza e spesso l'ostilità, certo il nessun rapporto o quasi di comprensione, di solidarietà.

E tanta pace sparisce, mangiata ancora una volta dall'egoismo, e guerra fra lavoratori, quella fatica che dovrebbe unire, disunisce, che dovrebbe rendere fratelli, li rende invece nemici.

E' triste e infinitamente doloroso, ma pure non vi è pace nemmeno fra gli operai. L'unione è indispensabile per la pace. 
E l'unione è creata non dalla sparizione delle persone, per una irreggimentazione a tipo militare dove l'unica libertà concessa è di dire soltanto Signor sì, ma per un rispetto vicendevole nel superamento dell'individualismo che porta sempre all'egoismo e cioè all'anteporre il mio interesse a costo di tutto e di fronte a qualsiasi altro valore, compreso l'essere compagni di lavoro, amici e fratelli di fatica e di destino.

C'è chi si piega alle minacce e chi si stanca ormai di lottare e chi cerca soltanto il proprio tornaconto e intanto la solidarietà si sgretola, l'unione si spezza e al tempo in cui occorrerebbe l'impegno compatto collettivo c'è chi sta dentro e chi sta fuori dell'azienda, chi guadagna di più e chi perde le giornate, chi s'ingrazia il principale e chi si fa mettere sulla lista nera...

La pace è scomparsa, svanita per un individualismo borghese che ha trovato buon terreno nell'egoismo (o più spesso nel bisogno) dell'operaio, alimentato furbescamente da chi ha tutto l'interesse a dividere, a disorganizzare, a mettere antagonismi, suscitare rancori, spingere al risentimento e spesso all'odio.

No, amico e compagno di lavoro, non maltrattare chi lavora accanto a te o a chi è fuori dalla fabbrica e aspetta da anni di rientrare.

Non fare il crumiro al momento dello sciopero e non cercare di «arruffianarti» col padrone magari a scapito di altri operai. Pensando l’importante è “Io”, solo uniti possiamo sperare.

Caro compagno ti auguro un felice Natale e un Buon Anno di lotta nell’unità affinché  venga l'ora in cui la ricerca di giustizia nel mondo operaio, l'esigenza di rapporti umani, il diritto a un'esistenza tranquilla e sicura e a un benessere dignitoso per le famiglie operaie non sia più per nessuno motivo di scambiare gli operai come pericolo pubblico, ne sia più per gli operai costrizione al ricorso ai mezzi di forza, perché le agitazioni operaie non vi saranno più se gli operai hanno ciò che occorre alla loro pace.

Buon anno a chi non si arrende, e tiene la testa alta in questo mondo che ci vorrebbe solo sudditi.

Hasta la Victoria Siempre

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