Una strage di stato annunciata

Il massacro avvenuto nella miniera di carbone di Soma in Turchia, in cui sono morti centinaia di minatori, mentre altrettanti sono ancora intrappolati sottoterra, non può qualificarsi in nessun caso come un “incidente sul lavoro”, frutto della “fatalità”.

Al contrario, è stata una vera e propria strage dalle cause evidentissime.
In Turchia, durante dodici anni di governo dell'AKP di Erdogan, oltre 14 mila lavoratori hanno perso la vita.
Il massacro dei minatori di Soma è stato il culmine di questa lunga serie di omicidi.
Le politiche neo-liberiste attuate dal governo, le privatizzazioni, i subappalti, la riduzione del numero dei lavoratori occupati e l’intensificazione del loro sfruttamento, l’aumento dell’orario di lavoro:
ecco cosa c’è dietro il massacro.
La strage di Soma è stata preparata da padroni senza scrupoli che si sono vantati del “taglio del costo del lavoro” per mezzo della sostituzione dei lavoratori qualificati con quelli a salario inferiore, inesperti e non informati, tra cui minorenni, per mezzo dei subappalti, della cancellazione dei diritti fondamentali, fra cui quello alla prevenzione, dell’abbattimento delle spese per le misure di sicurezza, del mancato rispetto delle norme.
Tutto ciò ha portato al massacro.
Quanto alle responsabilità dirette del partito di governo, l’AKP, va denunciato che solo 20 giorni fa le opposizioni avevano chiesto l’istituzione di una commissione d'inchiesta sulla sicurezza nella  miniera di Soma, proposta respinta dal voto dei deputati dell'AKP e personalmente da Erdogan.
Gravissime responsabilità sono emerse anche nella gestione dei soccorsi degli operai intrappolati e nell’informazione, con il governo che ha cercato fino all’ultimo di occultare la verità.
Il massacro di Soma ha come colpevoli padroni criminali e ministri antioperai, avidi di profitti, che dovrebbero essere condannati alla pena più severa.

Le stesse politiche capitaliste e liberiste imposte dalla Troika e avvallate dai governi Italiani negli ultimi 20 anni fino ad arrivare all’eliminazione di tutte le tutele sindacali e a trasformare il lavoratore in una variabile dipendente del mercato, attraverso il Job Act riforma voluta dal PD di Renzi e appoggiata da questo governo fascista .

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