L'euro non è una moneta: è un metodo di governo per imporre il regime neo-liberale e per distruggere i diritti sociali.

In tutta Europa le politiche di austerità imposte dalla Troika hanno prodotto come dirette conseguenze un arretramento delle condizioni di vita  di una buona parte della popolazione, impoverimento della classe media, aumento fortissimo
delle diseguaglianze, crescita enorme della disoccupazione in paesi come Spagna, Grecia, Italia e Portogallo, riduzione della domanda interna, affossamento delle piccole e medie imprese schiacciate dalla spropositata pressione fiscale e dall’euro, con un parallelo aumento dell’indebitamento pubblico dello Stato, in Italia come anche in paesi come Spagna e Francia. In pratica un disastro economico e sociale ed un totale fallimento delle politiche neoliberiste.

Questo fallimento non è bastato per provocare  un cambio di rotta ma al contrario, dietro la cortina di chiacchiere sulla necessità di sviluppo, rimane l’inflessibile atteggiamento della Commissione europea, dominata dalla posizione della Germania, insiste nel mantenimento di queste politiche e nella richiesta a tutti i paesi di “mantenere gli impegni” presi con i trattati sottoscritti a suo tempo, dal Fiscal Compact al Mes, Lisbona  ed agli altri, trattati che di fatto hanno spodestato gli Stati ed i Parlamenti nazionali delle loro competenze sulle principali materie economiche.

In Italia queste politiche hanno prodotto un massacro sociale che si è attuato grazie al collaborazionismo ed alla preminenza di un solo partito, il PD, divenuto maggioritario, appoggiato dai poteri sovranazionali che contano, che sta gestendo il passaggio da una morente partitocrazia , verso una “oligarchia finanziaria”, che ha avuto come responsabili gli  ultimi tre governi  nominati e non eletti  appoggiati dalla complicità di quasi l’intera classe politica. Il perno principale di questo processo è stato proprio il PD ed a questo partito ed alla sua classe dirigente (la vecchia come la nuova) spetta la principale responsabilità. Si tratta di un partito che si autodefinisce “democratico”, ma che di democratico non ha più niente, perché asservito direttamente all’interesse delle lobbies finanziarie euro atlantiche e dei centri di potere di Washington.

Questo partito ha trovato come suo segretario, successivamente designato come presidente del consiglio dall’impagabile Presidente Napolitano, Matteo Renzi, un personaggio di facciata e filodiretto, il quale ha il preciso compito di trascinare il paese verso il sistema di mercato omologato richiesto dalle centrali finanziarie, adeguando il sistema Italia con le opportune riforme, alle richieste fatte dalle entità finanziarie come BCE, FMI e Commissione Europea.

Queste riforme prevedono essenzialmente una liberalizzazione di tutto: dal mercato del lavoro ai servizi pubblici con un necessario processo di privatizzazioni che avvantaggeranno le grandi corporation internazionali e le banche d’affari che sono già impazienti di mettere le mani sul bottino delle aziende pubbliche italiane (come ENI, ENEL, Finmeccanica).

Renzi ed il Partito “Democratico” stanno infatti preparando le riforme, che saranno conformi a quanto richiesto dalle centrali finanziarie e che mirano alla costruzione di una società governata da oligarchie finanziarie, ove preminente è l’apertura ai mercati, la privatizzazione dei servizi pubblici, con la riduzione al minimo di qualsiasi diritto, con un netto ridimensionamento della previdenza e delle spese di assistenza sociale. La nuova società ultra liberista si prepara ad “esternalizzare” i servizi che non siano essenziali. Un copione già visto in paesi come Grecia e Spagna, in quest’ultimo paese si è calcolato che la metà degli ospedali sono ormai divenuti privati.

Il modello economico neo liberista che viene imposto si basa sul controllo di una base sociale, costituita da consumatori/ lavoratori, da utilizzare con bassi salari, ed ai quali imporre, attraverso tassazione, interessi, mutui, controllo del contante,  il sostentamento dell’ apparato statale, oltre a metallizzare,  mediante i media, una uniformità di modelli di consumo e di concetti base indiscutibili quali  deregolamentazione, finanziarizzazione, globalizzazione.

L’immigrazione è oggi promossa strutturalmente dal capitale e difesa sovrastrutturalmente dalla “retorica del migrante” propria del pensiero unico.
L’odierno regno animale dello spirito necessita dei migranti per poter distruggere i diritti sociali ancora sussistenti, annientare la residua forza organizzativa dei lavoratori e abbassare drasticamente i costi del lavoro.

Il capitale non mira a integrare i migranti: aspira, invece, a disintegrare, tramite i migranti, i non-migranti, riducendo anche questi ultimi al rango dei primi.
L’imposizione di una moneta unica è stata un marchingegno che ha permesso di demolire la sovranità monetaria degli Stati, che ha costituito una forma di usuro-crazia mascherata delle centrali finanziarie che realizzano enormi profitti sul debito pubblico degli Stati e sul controllo della base monetaria affidata a Banche private.

Una gabbia difficile da poter rompere soprattutto per l’abilità del sistema di potere di condizionare e manipolare l’opinione pubblica a cui viene sottratto qualsiasi potere di controllo e di partecipazione democratica. La classe politica si è arrogata il potere di consegnare le sovranità del paese senza interpellare i cittadini e si trincera poi dietro l’alibi del non potersi sottrarre all’osservanza delle disposizioni esterne e dei trattati.

Un comodo alibi che non potrà reggere a lungo: prima o poi la gente si dovrà accorgere dell’inganno ed allora potrebbe montare una forte rabbia popolare contro i politici che sono stati partecipi del disastro. 

L'euro non è una moneta ma un metodo di governo e un programma di sottomissione.


Ha cancellato 150 anni di diritti sociali

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