Il 4 dicembre il popolo italiano sarà chiamato a votare per confermare o
respingere la riforma costituzionale promossa dal governo Renzi.
In questi anni a sinistra la Costituzione è stata oggetto di venerazione,
in ottica antiberlusconiana e legalitaria, dimenticandone la natura di
compromesso sociale e politico.
Discorsi come quelli relativi alla “Costituzione più bella del mondo” e
simili,
hanno dimenticato che ogni costituzione si regge esclusivamente sui rapporti
di forza reali, e che anche un testo avanzato come quello della costituzione
italiana, ha consentito le politiche di attacco ai diritti dei lavoratori,
l’ingresso nella UE, la partecipazione a guerre imperialiste.
La Costituzione, in qualità di sintesi del compromesso politico fra la
forza del movimento comunista che aveva sconfitto il fascismo e il nazismo e il
potere dei capitalisti, sancito dall’occupazione militare USA del paese,
racchiude una miriade di contraddizioni.
Ad esempio riconosce e sancisce tutta una serie di diritti che se
fossero perseguiti sistematicamente (come la Carta recita) tenderebbero la
società verso il socialismo e ne riconosce altri esattamente opposti che
inchiodano la società al regime capitalista.
Il diritto alla libertà di impresa e alla proprietà privata sono in
aperta contraddizione con il diritto a un lavoro utile e dignitoso e a un
salario adeguato a garantire una vita dignitosa.
La costituzione
Italiana così com’è secondo i sostenitori del SI “è troppo ANTIFASCISTA”.
Come ha scritto la
banca J.P. Morgan in un suo documento
ufficiale il 28 maggio 2013: "I sistemi politici dei paesi del sud, e
in particolare le loro costituzioni adottate in seguito alla caduta del
fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a
favorire la maggior integrazione all'area europea.
I sistemi politici e costituzionali del sud
presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei
parlamenti, i governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele
costituzionali dei lavoratori".
Ed ecco che Renzi
scrive un progetto di riforma che ne ricalca lo spirito. Se a ciò aggiungiamo
che tra gli sponsor più entusiasti della riforma Boschi-Renzi troviamo anche la
BCE e Confindustria, ovvero l'espressione più genuina delle ricette economiche
fin qui messe in atto: taglio delle pensioni (riforma Fornero), licenziamenti
facili (Jobs act), attacco ai Contratti Nazionali, estensione della precarietà
(liberalizzazione di voucher), il sospetto che anche le modifiche
costituzionali possano essere frutto della stessa logica anti lavoristica è quantomeno
fondato e ragionevole.
Le posizioni in campo
sono chiare: dalla parte del SI ci sono
il governo Renzi e le forze capitaliste che lo hanno messo al potere e lo
appoggiano, da Confindustria, da Marchionne, dalle grandi banche di affari, dal
FMI, dai pescecani delle agenzie di rating, dai mercati finanziari.
Questo ci deve far capire la vera posta in gioco: si tratta di un
referendum sul rafforzamento del dominio del grande capitale in Italia.
La domanda reale che ci dovremmo porre è:
·
Vogliamo che sia aumentato il potere del capitale
monopolistico finanziario e dei suoi governi contro la classe lavoratrice?
·
Vogliamo meno libertà e diritti democratici per difendere il
lavoro contro l’ingordigia del capitale?
I lavoratori e le masse popolari hanno tutto l’interesse a partecipare,
in modo risoluto, con una propria posizione indipendente e rivoluzionaria e
come principali protagonisti alla vittoria del NO!, impartiremo un duro colpo
ai disegni antioperai e alla controriforma costituzionale voluti dalla Troika e
dal capitalismo finanziario e portati avanti dal governo Renzi, difendendo così
le conquiste e le libertà democratiche conquistate con decenni di lotte.
La vittoria del NO permetterà agli
operai, ai lavoratori, alle donne e gli uomini del popolo, di vendicarsi di
tutte le misure antioperaie e antipopolari portate avanti da questo governo e
da chi lo sostiene, dettate dalla Troika UE-BCE-FMI e dalla NATO ( “Buona
scuola”, smantellamento dei contratti nazionali di lavoro, aumento dello
sfruttamento, peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita della classe
operaia e delle masse popolari, cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei
lavoratori, Jobs Act, l’apice dell’aggressione al mondo del lavoro e dei
diritti sociali che il capitale, con l’appoggio ossequioso delle sinistre, sta
conducendo dopo il 1989: è la coerente evoluzione della lotta di classe
divenuta massacro di classe, ossia ripresa, da parte del capitalismo, di tutto
ciò che i lavoratori avevano ottenuto lottando. È il trionfo del capitale sul
lavoro.
Tagliare pensioni,
tagliare stipendi e salari, privatizzare sanità e servizi e farlo il più
velocemente possibile, senza intralci, senza il parlamento possa obiettare
nulla e prima che la società civile e i cittadini possano avere il tempo di
mettere in campo una risposta organizzata: questo è l'obiettivo.
La classe operaia votando NO non vota semplicemente solo per la difesa
dei diritti e delle agibilità democratico conquistate con decenni di lotte e di
sangue, ma vota soprattutto contro il sistema di sfruttamento e le sue
politiche di fame, sacrifici e di guerra, contro la reazione politica, la
svolta autoritaria e il fascismo, che sono generati inevitabilmente dal capitalismo.
Sono
questi degli ottimi motivi perché si vada a votare NO.
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